Metamorfosi a piedi nudi
(Poema visuale di Giovanni Bonanno dedicato a Jose' Molina).
Solitario ti vedo camminare in bilico su una fune tesa tra due alti colli, come sempre bilanci il tuo corpo spingendoti con le braccia aperte a destra e sinistra e intanto con un occhio guardi curioso avanti e con la coda dell'altro ti volgi indietro a ricercare memorie nascoste.
L'attesa e' il momento migliore, rimani assorto nel vuoto prima di decidere di spingerti a piedi nudi ancora più in là.
Un tuffo deciso ti permette di sprofondare nel nulla per poi, sorpreso riemergere rannicchiato a pelo d'acqua portandoti appresso lacerti di senso che emergono d'incanto leggeri e curiosi in superficie.
Sono solo nascoste apparizioni fugaci, presenze irrisolte che affiorano e si dissolvono in fretta dando qualche parvenza di senso compiuto.
La balena curiosa ora gira felice attorno ai piedi di tua madre e intanto tu avido ingoi morsi rubati di natura che poi distendi su fazzoletti di carta bianca appesi ad asciugare a Consiglio di Rumo.
Dissolvenze, metamorfosi, deformazioni dell'anima, irrigidimenti di zone ridotte in un’altra dimensione ancora più confacente.
Come un insolito equilibrista ti muovi nel vuoto incerto di un solo attimo a raccattare cenci di senso costretto di ciò che ormai siamo diventati.
© Giovanni Bonanno 2017
José Molina. Paesaggio dopo la battaglia
Le Retrostanze del ‘700 lungo il percorso degli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta ospitano fino al 3 giugno la personale dell’artista madrileno José Molina dal titolo “Paesaggio dopo la battaglia”. L’importante mostra curata da Lorenzo Canova è presente in una serie di ambienti della Reggia che per diversi anni hanno ospitato la Collezione Lucio Amelio, una delle più importanti raccolte al mondo di arte contemporanea. La presenza di Josè Molina non fa che rinnovare la relazione originaria della Reggia con la terra di origine dell'artista, a partire dal suo committente, Carlo di Borbone. In questo contesto l'opera metamorfica e visionaria di Molina ha il potere di rendere ancora più affascinante la visita. L’esposizione offre al visitatore un corpus di 30 opere – dipinti, disegni e sculture che mette a fuoco i temi trattati frequentemente dall’artista spagnolo, con una serie opere del tutto inedite realizzate proprio quest’anno, facente parte del ciclo “Paesaggio dopo la battaglia”, da cui la mostra prende il particolare titolo. L’artista, attraverso una abilissima tecnica grafica supportata da una insolita capacità di ricerca e d’indagine psicologica e antropologica è capace di far emergere le insolite pulsioni e gli istinti primordiali che caratterizzano la particolare specie umana in un sottile e inquieto viaggio solitario e atemporale vissuto tra un passato atavico che s’innerva nel disagio del presente per divenire congiuntamente un tutt’uno. Un magistrale procedere e rapportarsi in un territorio dell’immaginazione e delle emozioni oscuro e imprevedibile, carico di improvvisi e repentini scatti e slittamenti di umore che riemergono in un incessante e lento affiorare. Al centro dell’interesse dell’artista madrileno vi è l’assidua attenzione ad indagare la vita dell’uomo, il suo malessere e gli svariati aspetti che lo caratterizzano, rappresentandolo in atteggiamenti spesso deformati e mostruosi allo scopo di svelarne le intime e diverse problematiche che lo caratterizzano, di un essere dall’identità perduta, che per paura cerca egoisticamente di occultare. Lo si può percepire facilmente osservando sia le opere inedite create appositamente per questa importante mostra, (Paesaggio dopo la battaglia), così come nei cicli storici precedenti come i Predatores, Los Olvidados, Peccati e Virtù che dal 2005, sono motivo assiduo d’indagine e di ricerca. L’intento essenziale di Molina è cercare d’interessare e coinvolgere concretamente lo spettatore affidandosi non soltanto all’immaginazione ma anche alla definizione dettagliata e definita dell’immagine che deve essere motivo di attrazione convincente in questa insolita messa a fuoco della realtà, spingendolo ad interrogarsi più concretamente, così i prevaricatori, i deboli e i dimenticati dell’umanità, tra virtù e peccato si ripropongono intrecciandosi ripetutamente nel corso della intera storia dell’uomo. Una visione decisamente transitoria e trasversale che accoglie suggestioni di vario genere, da Goya a Grosz, da Daumier a Bacon, e poi anche i contributi di diversa area culturale come il Surrealismo, la fotografia, l’Iperrealismo, si badi bene, non semplice sogno ludico e automatismo psichico di ascendenza surrealista, ma tipologie oniriche di rappresentazione che convergono e si definiscono tra loro in una sintesi più fattibile in un qualcosa di più esistenziale che possa permettere una possibile catarsi. Un viaggio, quindi, a ritroso e all’interno dell’immaginario, dentro e fuori dal corpo, per una messa a nudo di emozioni e stati d’animo che convivono tragicamente da sempre. Rimane un campo di battaglia pieno di macerie, segnato da una dura lotta cruenta e feroce che ha devastato e svuotato il destino e le coscienze, carico di presagi e anche di improvvise ricadute. Alla fine della battaglia rimangono a terra i corpi disfatti, le emozioni e i modi di sentire e agire che ci appaiono come pesanti macigni inanimati in un procedere transitorio e ricorrente pieno di ostacoli e condizionamenti che di fatto impediscono una chiara presa di coscienza del proprio agire. In questa precaria realtà dell’animo umano l’incubo prende corpo e diventa metamorfosi, sconfinamento allegorico attorno ai meandri di una realtà irreparabilmente mutata. Dissolvenze, metamorfosi, deformazioni dell'anima, irrigidimenti di zone ridotte in un’altra dimensione ancora più confacente. Ne permane, pertanto, un trascendente ritratto sempre diverso caratterizzato dai diversi aspetti della fragilità dell’essere umano. Un’immagine ibrida dell’uomo alienato ripreso a bocca aperta e a denti stretti in una dimensione di sofferto e stressante disagio, oppure, come nel ultimo monumentale “Crocefisso” di quest’anno, vecchie larve hanno preso il posto del disagio, riemergendo improvvisamente dal nulla a nuova vita. Dopo la caduta, forse, una possibile speranza che si fa redenzione. Tutta l’opera di Molina è una incessante lotta, un continuo e sofferto procedere alla ricerca di un qualsiasi segnale che possa permettere all’uomo di prendere coscienza della infausta situazione in cui si è arenato da tempo. Questa è l’aria d’inquietudine, di attesa ma anche di possibile rinascita che si respira visitando le magnifiche sale del visionario mondo di Josè Molina. Sandro Bongiani
mostra visitata il 4 maggio
Dal 4 maggio al 3 giugno 2017 José Molina, Paesaggio dopo la battaglia Retrostanze del '700, Reggia di Caserta
Biografia di Josè Molina (Spagna).
Cenni biografici. Nato a Madrid nel 1965, José Molina dall’età di undici anni frequenta diverse scuole d’arte e in seguito, parallelamente agli studi presso l’Università delle Belle Arti di Madrid, lavora nella pubblicità fino all’età di trentacinque anni, quando decide di dedicarsi totalmente alla pittura. Le sue opere sono il frutto di una ricerca sull'uomo, che affronta con grande sensibilità, mettendo in luce gli aspetti più bui della nostra natura. Una abilità tecnica applicata ai linguaggi della pittura e del disegno si unisce a una profonda conoscenza dei diversi materiali, riscontrabile nella cura e nell'attenzione ai dettagli che contraddistinguono le sue opere. La prima mostra è nel 2004 presso la Galleria Rubin di Milano; tra il 2005 e il 2010 tiene una personale al Museo della Scienza e della Tecnologia e all’Acquario Civico di Milano a cura di Vittorio Sgarbi e espone in altre sedi tra cui la Ca’ di Fra’, Mc2, Fondazione Stelline e Fondazione Mudima. Il 2013 è per Molina un anno di grandi mostre personali e collettive, le sue opere sono infatti esposte a Milano presso il Museo Poldi Pezzoli, lo Spazio Oberdan e la Triennale. Nel 2014 a Roma alla Real Academia de España ha luogo la sua prima antologica, nel 2015 presenta “Humanitas” il volume che raccoglie la produzione dell’artista dal 2002 e nel 2016 espone con una personale presso il Museo del Mare di Genova e alla Galleria Deodato Arte di Milano. Attualmente vive e lavora a Gravedona, sul lago di Como.
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